Nell’ambito della campagna di raccolta gratuita dei rifiuti pericolosi di amianto che è stata organizzata quest’anno nel territorio del Comune città di Capodistria e si è conclusa alla fine di ottobre, i cittadini del Comune città di Capodistria hanno raccolto più di 55 tonnellate di rifiuti di amianto. All’iniziativa hanno aderito 73 beneficiari che hanno presentato più di 80 domande. A causa dell’elevata domanda, il Comune città di Capodistria prevede di stanziare i fondi per la realizzazione della nuova campagna anche nel prossimo anno.
Il Comune città di Capodistria si propone di diventare a lungo termine un comune libero da amianto, perciò già per il terzo anno consecutivo, insieme all’azienda Marjetica Koper ha organizzato la campagna di ritiro gratuito dei rifiuti pericolosi di amianto con cui si adopera per promuovere comportamenti responsabili nei confronti dell’ambiente eliminando i rifiuti pericolosi di amianto dagli stabili residenziali, agricoli e altri edifici commerciali privati.
Per l’iniziativa di quest’anno il comune ha previsto uno stanziamento di bilancio nell’ammontare di 30.000 euro a favore dei proprietari, comproprietari e locatari di fabbricati e terreni nel territorio del Comune città di Capodistria.
L’iniziativa è stata molto ben accolta dalle cittadine e dai cittadini, che negli ultimi tre anni hanno consegnato oltre 350.000 chilogrammi di rifiuti di amianto.
L’amianto diventa pericoloso quando a causa della manipolazione impropria diventa friabile e le sue fibre si liberano nell’aria mettendo a rischio la salute umana. Le fibre di amianto non sono rilevabili ad occhio nudo, non hanno alcun odore e non provocano sensazioni particolari se inalate. È tuttavia opportuno precisare che l’inalazione delle fibre di amianto può causare malattie molto gravi come l’asbestosi ed il tumore polmonare. Anche una sola fibra di amianto può essere pericolosa, quindi i materiali contenenti amianto devono essere maneggiati con molta cura ed immagazzinati con le dovute precauzioni per evitare l’inquinamento ambientale.
Foto: archivio MOK