Proprio a Marezige, detta “la fortezza della slovenità” durante l’impero austriaco, il 15 maggio è cambiato tutto, ha sottolineato il Sindaco Aleš Bržan: “Per la prima volta i fascisti hanno subito un contraccolpo. C’è stata una rivolta popolare spontanea. Il contadino istriano ha mostrato al mondo intero come lottare contro l’ideologia dell’odio e della violenza con la sua sincerità e fiducia nei propri diritti. Ha dimostrato che nella lotta per la libertà non c’è spazio per l’indecisione, che nella lotta al fascismo la pietra istriana è più forte di ogni parola.”
Il discorso ci ha riportati nel periodo, in cui la situazione nell’Istria e nel resto dell’Europa non era buona, nel periodo dell’odio e dell’occupazione. “Ma persino la violenza dell’Italia fascista non è riuscita a piegare l’uomo istriano e il suo spirito ribelle. I ribelli di Marezige hanno dimostrato di poter difendere la dignità del popolo sloveno,” ha concluso Bržan e ha aggiunto che le profonde ferite dell’epoca sono ormai curate, ma la memoria e il dolore per le vittime sono ancora vivi. “E finché proprio qui, in questo posto di incredibile eroismo, rimaniamo fedeli alla memoria della sofferenza di un popolo occupato e snazionalizzato e della sua legittima lotta per la libertà, difenderemo la nostra esistenza.”
In quest’occasione anche il Presidente della Repubblica Borut Pahor ha ricordato la difficile storia degli abitanti della regione Primorska: “Abbiamo sofferto molto con il regime fascista, durante la seconda guerra mondiale qui, in questa parte del territorio sloveno, non c’era tradimento, non c’era guerra fratricida. Quest’esperienza di grande sofferenza, provocazione, umiliazione, privazione di dignità e onore, ci spingeva a lottare.” I nostri genitori, i nostri nonni non hanno potuto, dovuto e voluto dimenticare tutto il male. “Oggi siamo abbastanza saggi da non dimenticare, ma guardare in avanti e costruire in questa parte multiculturale dell’Europa, condivisa tra due nazioni e due Paesi, tutto ciò che contraddistingue questa meravigliosa, non perfetta, ma pacifica e sicura patria europea?” ha concluso Pahor con una domanda retorica.
Quest’anno celebriamo il 100° anniversario della rivolta massiva degli istriani alla violenza fascista. I fatti risalgono al 1918, quando il territorio istriano apparteneva al Regno d’Italia e la repressione nei confronti del popolo sloveno era presente a tutti i livelli. L’autorità italiana non aveva intenzione di rispettare i diritti minoritari. Il suo principale obiettivo era l’assimilazione della popolazione slovena, alla luce di ciò sono state indette le elezioni parlamentari alla Camera di Roma per il 15 maggio 1921.
La campagna elettorale era molto violenta, le rivolte scoppiavano per tutta l’Italia, il terrore aumentava. Il giorno delle elezioni erano in fiamme Mačkolje e Osp, gli squadristi spararono alla gamba al prete Malalan mentre cercava di impedirgli di distruggere l’urna elettorale. Un grande gruppo di fascisti di Capodistria minacciava gli abitanti di Marezige, sparavano e gettarono pure una bomba a mano. Gli abitanti reagirono e lanciarono pietre. L’evento è noto ancora oggi come la Rivolta di Marezige, ci furono tre vittime e diversi feriti.
Il Comune città di Capodistria ha celebrato questo importante avvenimento della nostra storia con la manifestazione solenne La forza del pensiero, la forza della rivolta, la forza della multiculturalità, ideata dal regista Ivan Loboda e presentata da Karin Sabadin. Ana Pandur Predin, Lara Komar, Vladimir Jarc, Miriam Monica, Aleš Valič, Mak Tepšić, Alida Bevk, Manuel Šavron, le ballerine della Scuola di danza Fiona, i cantanti del Coro misto Obala, del coro Lovski pevski zbor Dekani e l’Orchestra di fiati di Marezige hanno rappresentato con uno spettacolo emozionante e comunicativo, con la danza e la musica quanto possa essere forte, distruttivo, ma al contempo liberatorio e positivo, un solo pensiero, la convinzione di pochi, che può diventare realtà. Lana Deu Angel ha curato la scenografia e i costumi, Sašo Fajon invece la musica.